Modello Teorico

Il modello teorico di riferimento è rintracciabile nella tradizione psicoterapeutica sistemico relazionale con elementi di innovazione apportati da Valeria Ugazio con la “Teoria delle Polarità Semantiche familiari” che pone alla base del modello i processi di costruzione del significato non visto come una costruzione individuale ma come il risultato di uno scambio conversazionale a cui partecipano tutti i membri della famiglia così come ogni altro gruppo con una propria storia.

Nella costruzione del significato, gli individui definiscono la loro posizione e la loro soggettività con gli altri partner conversazionali. La conversazione è organizzata attraverso polarità di significati opposti presente in tutti i linguaggi, ad esempio un soggetto autonomo, indipendente e coraggioso non potrebbe definirsi o posizionarsi come tale se non ci fosse all’interno del suo contesto relazionale un altro individuo che occupi la posizione opposta di dipendente e/o timoroso. L’identità e il suo mantenimento dipendono da chi occupa nello stesso contesto posizioni opposte e complementari.

Nell’ottica sistemica ciò che assume particolare rilevanza nel lavoro clinico è l’osservazione del comportamento interattivo, il linguaggio del corpo spesso è più rilevante delle parole stesse e della storia narrata, così come ogni evento legato alla persona ed ogni comportamento ha un significato nella misura in cui viene contestualizzato. Il “soggetto contestuale” è un concetto introdotto da Bateson che offre una visone opposta alla premessa individualista che assume l’idea che la vera essenza dell’uomo si identifichi con qualcosa di “interno” e di separato da tutti gli altri uomini all’ “esterno”. Secondo Bateson i processi mentali sono costruiti nell’interazione.

I processi mentali e la conoscenza così come i pensieri e le emozioni si sviluppano nell’interazione e nel dialogo con l’altro. Ciò che contraddistingue l’approccio sistemico relazionale da altri è proprio l’idea del “soggetto contestuale”.

Chiamatelo clan, chiamatela rete sociale, chiamatela tribù, chiamatela famiglia. Comunque la chiamiate, chiunque siate, ne avete bisogno
Elizabeth Jane Howard
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